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È necessario ricordare lo stato dei luoghi e quindi la situazione ambientale dell’area così come compariva prima dell’intervento della ECOAMBIENTE.
Nel 1982, anno di entrata in vigore del D.P.R. n.915, che poneva una serie di vincoli alla gestione delle discariche di R.S.U., l’unica discarica attiva nell’area di Borgo Montello era quella denominata S0, che aveva iniziato la sua attività nei primi anni settanta.
In detto bacino S0 (dalla cui gestione la Ecoambiente era, è stata ed è completamente estranea), la coltivazione si protrasse con gestione privata dal 1971 al 1982 quando subentrò il Comune di Latina che lo gestì sino al 1986. Il bacino S0 era sprovvisto di qualsiasi sistema di impermeabilizzazione, sia del fondo che delle pareti, e di captazione del biogas e del percolato. La foto (ripresa nel 1981 dalla Società SIAT di Roma) mostra che in tale anno, per lo smaltimento dei rifiuti a Borgo Montello, l’unica area utilizzata era quella corrispondente alla vecchia discarica S0. Nel 1983 la Ditta Pro.Chi S.r.l., che aveva gestito in passato la discarica S0, iniziò la coltivazione di un nuovo lotto, denominato S1. La discarica S1, come la S0, venne realizzata senza alcuna barriera di fondo. La gestione della discarica passò, nel gennaio ‘89, alla ditta
ECOMONT, che iniziò la costruzione di una nuova discarica controllata (S3), realizzata secondo la normativa vigente, D.P.R. n. 915/82.

Durante la costruzione della nuova discarica, per far fronte alle pressanti esigenze di smaltimento del Comune di Latina, nell’Aprile 1989 venne realizzato un ampliamento della discarica S1 con l’apertura di un nuovo piccolo settore (denominato S2), attiguo al settore S1 e realizzato con una barriera di fondo costituita da una geomembrana in HDPE. Infine nel marzo ‘90 venne completata ed avviata la coltivazione, della discarica controllata S3, che rimase attiva fino al febbraio 1991. Dallo studio elaborato dall’ENEA – Dipartimento Ambiente – Divisione Tecnologie,  Ingegneria e Servizi Ambientali e intitolato “Studio finalizzato alla progettazione per la bonifica e/o riconversione della discarica di Borgo Montello a Latina, relativamente ai bacini S1, S2 e S3” emerge che i bacini S1, S2 e S3, una volta dismessi, sono stati oggetto di interventi che avrebbero dovuto garantire il loro inserimento nell’ambiente minimizzando gli impatti potenziali. Come si è detto i bacini S1 e S2 non erano dotati di adeguati sistemi di protezione della falda.

Al termine della loro attività la Provincia ne dispose la bonifica, che venne svolta realizzando dei primi interventi provvisori costituiti dalla realizzazione di una barriera impermeabile sulla superficie esterna dell’abbancamento costituita da un telo in PVC dello spessore di 0,4 mm e da un setto drenante al piede dell’abbancamento. Nello studio svolto dall’ENEA è riportato che questo sistema diede buoni risultati almeno per tutto il periodo nel quale i pozzi P6, P7 e P8 non manifestarono livelli di inquinamento. Sempre dallo studio ENEA emerge che le opere di dismissione del bacino S3 vennero realizzate secondo la norma di legge quindi prevedendo un adeguato capping su tutta l’area.
Con il fallimento della società ECOMONT S.r.l., tutti gli accorgimenti e le sistemazioni messe in essere non sono state più esercite e, conseguentemente, si sono progressivamente deteriorate.
Infine è opportuno far presente che nelle immediate vicinanze degli invasi S1, S2, S3, oltre alla discarica S0, esiste il complesso delle discariche note come S4, S5, S6 e B2 realizzate e gestite dalla INDECO.

A seguito dello sversamento del percolato stoccato nelle due vasche poste in sommità ai bacini S1 e S3 sono stati svolti diversi sopralluoghi a cura della Provincia di Latina e del P.M.P. che concordarono nell’individuare una serie di potenziali fattori di rischio nell’area. Conseguentemente la Regione Lazio con Ordinanza del 17/01/1997 n.1 dispose alla Società Indeco S.r.l., che coltivava l’invaso limitrofo
S4, di attivarsi per mettere in sicurezza gli abbancamenti.
Tale ordinanza ha fatto seguito ad un sopralluogo effettuato il 10/01/1997 dalla Provincia di Latina con il quale si segnalava la fuoriuscita di percolato dalle discariche dismesse ed al diniego, da parte del curatore fallimentare della società ECOMONT dott. Ganelli, di dare esecuzione all’ordinanza n.5 del 11/01/1997 del Sindaco di Latina Sen. Ajmone Finestra, in cui si prescriveva l’attivazione di interventi di messa in sicurezza delle vasche di raccolta del percolato.
L’ordinanza regionale prescriveva, con successiva adozione della procedura di esecuzione in danno nei confronti della ditta fallita, alla società INDECO S.r.l. di intevenire nel più breve tempo possibile presso le discariche denominate S0 e S3.
Successivamente, la Ecoambiente S.r.l., il cui controllo fu poi acquisito dalla Società Latina Ambiente S.p.A. partecipata al 51% dal Comune di Latina, con atto del 4 Agosto 1998, acquisì in locazione diciottennale l’area oggetto dell’intervento, proponendosi per l’esecuzione del progetto di bonifica degli Invasi S1, S2 ed S3 e per le successive attività di smaltimento dei quantitativi di rifiuti sufficienti a colmare la capacità di ricezione dell’area. Il Sindaco del Comune di Latina già in data 22 Maggio 1998 aveva emesso la propria Ordinanza n. 22, con la quale disponeva alla Società Capitolina S.r.l., proprietaria dell’area, di procedere ai lavori di bonifica degli Invasi S1, S2 ed S3 come elencati nella nota prot.1438/98 del 13.05.98 dell’Assessorato Opere e Reti di Servizi e Mobilità – Regione Lazio SDAR Latina che fa riferimento esclusivamente ai lavori di bonifica degli Invasi S1, S2 ed S3. Lo stesso Sindaco, preso atto del subentro di Ecoambiente S.r.l. nella disponibilità e nel godimento delle aree, predispose una nuova Ordinanza di bonifica rivolta al nuovo gestore Ecoambiente che richiamava tra l’altro il progetto di bonifica nel frattempo predisposto da Latina Ambiente S.p.a. e da questa presentato alla Regione Lazio con nota prot. 633/OM/11 del 3 Agosto 1998.

La società Ecoambiente S.r.l. si è proposta e successivamente è stata autorizzata con Ordinanza del Comune di Latina n. 36 del 18.8.98 per l’esecuzione dell’intervento di bonifica dell’area su cui insistono i bacini denominati S1, S2, S3 sulla base di un programma complessivo di intervento che prevedeva anche la realizzazione di nuovi volumi di  abbancamento per complessivi 350.000 mc, che hanno offerto una risposta affidabile, economica e rispettosa dell’ambiente alla situazione di emergenza determinatasi per la carenza di strutture da dedicare allo smaltimento dei rifiuti urbani. I nuovi volumi, tutti impermeabilizzati a norma di legge, erano: un invaso (denominato Valletta) di collegamento tra gli invasi S3 ed S1;   a sopraelevazione della discarica S3,(già impermeabilizzata a norma di legge); la sopraelevazione degli invasi S1 ed S2.

sezione interventi

EcoAmbiente ha realizzato queste opere senza alcun esborso da parte della finanza pubblica, ammortizzandone il costo nella successiva attività di smaltimento dei rifiuti a tariffe in ogni caso competitive rispetto alle realtà operative in essere (1 lira/kg in meno della confinante INDECO S.r.l.).

Va peraltro evidenziato che l’opportunità di utilizzare l’area per ulteriore abbancamento di rifiuti, non solo ha consentito di ottenere il beneficio dell’ammortamento dei relativi oneri di investimento, ma ha anche permesso di porre a regime un articolato sistema di sorveglianza e controllo incrementando l’efficacia dello stesso intervento di bonifica.

 

Le operazioni svolte da ECOAMBIENTE per la bonifica ed il recupero volumetrico delle aree S1, S2 e S3 sono state:

  1. prelievo del percolato presente nei tre abbancamenti utilizzando i pozzi esistenti e realizzandone una nuova serie;
  2. realizzazione di una nuova serie di pozzi per l’aspirazione del biogas a completamento della rete ad anello prevista in fase di bonifica delle aree
  3. realizzazione di un diaframma plastico per la disconnessione degli abbancamenti esistenti dalla falda circostante così da garantire la non interferenza degli stessi con l’ambiente realizzazione dei pozzi di monitoraggio interni ed esterni aldiaframma plastico
  4. sistemazione delle sponde esterne degli abbancamenti;
  5. realizzazione della siglillatura superiore del gradino di base degli invasi S1 ed S2 e delle aree risultate non adeguatamente impermeabilizzate
  6. predisposizione di un nuovo invaso, realizzato a norma di legge, di collegamento delle aree abbancate (Valletta);
  7. predisposizione di aree per i nuovi abbancamenti
  8. realizzazione di una stazione di trasferenza
  9. realizzazione del sistema di monitoraggio e controllo
  10. realizzazione della sigillatura superiore finale del piano
  11. sommitale e delle pareti laterali dei nuovi abbancamenti
  12. regimazione delle acque meteoriche di copertura, drenaggio acque di ruscellamento e canale di gronda
  13. recupero naturalistico e paesaggistico dell’area.

La più importante tra le opere è stata la realizzazione della completa disconnessione idraulica degli abbancamenti dalla falda attraverso la creazione di un setto plastico continuo (polder) per uno sviluppo lineare di circa 1.600 metri, attestato nelle argille basali, lungo il perimetro dei tre abbancamenti ed idoneo a disconnettere le discariche dalla falda isolando così qualsiasi rilascio di percolato, annullando la principale via d’impatto e fornendo le più ampie garanzie per eseguire nuovi abbancamenti di RSU.
Questo intervento, affidato a seguito di gara alla società Presspali S.p.A., primaria società del settore a livello europeo, ha presentato una notevole complessità dal punto di vista tecnico e operativo, considerata la particolare caratteristica morfologica dell’area. Dopo circa un anno di intenso lavoro, con notevole impiego di risorse tecniche, finanziarie ed umane, la Ecoambiente ha positivamente completato le opere e nel settembre del 2001, a seguito delle previste certificazioni di collaudo, si è dato avvio alla coltivazione dell’invaso.

interventi pozzi

 

La realizzazione del diaframma plastico è partita dall’individuazione del livello delle argille di base su cui attestarsi. A questo scopo sono state svolte dalla Geostudi S.r.l. numerose prove in laboratorio e sul posto per determinare la permeabilità dei materiali presenti in sito. Gli accertamenti hanno indicato che in presenza di percentuali di argilla nell’ordine del 10%, il coefficiente di permeabilità K risultava compreso fra 1×10-6 e 1×10-7 cm/s, conseguentemente è stato individuato il profilo del piano di ammorsamento del diaframma.
Il diaframma è stato realizzato in base alle migliori tecniche del settore. In particolare si è utilizzato il classico metodo a benna mordente unito al jet-grouting. Il diaframma è costituito da una miscela di cemento/bentonite immessa nello scavo ovvero iniettata nello stesso.
Per lo scavo a benna mordente è stata utilizzata una benna da 2.5 m con una larghezza di scavo da 0.60 m a 0.80 m.

 

Negli schemi seguenti si evidenziano le modalità di realizzazione del singolo pannello nonché i criteri adottati    per    garantire    la continuità    del diaframma, attraverso la sovrapposizione dei singoli elementi.

invaso

Il Jet- Grouting è stato realizzato in due fasi successive:
Fase di perforazione consistente nell’introduzione nel terreno fino alla profondità richiesta di una batteria di aste.
Fase di iniezione consistente nell’immissione della miscela acqua cemento ad elevata pressione durante l’estrazione della batteria di aste. L’iniezione è stata eseguita mediante una pompa che ha permesso di imprimere alla miscela acqua/cemento pressioni molto elevate (circa 400 Kg/cm2). La miscela acqua/cemento iniettata a forte pressione opera dapprima un’azione disgregante nel terreno e poi la cementazione fino a costituire delle colonne di terreno consolidato. L’esecuzione procede per “fori alterni” posti a distanza variabile (60-90cm), per garantire la compenetrazione reciproca delle colonne e la conseguente formazione di una barriera verticale. L’interasse tra i fori per i trattamenti di Jet è 0,6/0,7m, mentre il diametro delle colonne non inferiore a 90 cm porta ad una compenetrazione delle medesime di circa 20 cm. Il trattamento è eseguito in risalita a partire dalla quota di progetto.

jet-grouting

Per verificare la buona tenuta del diaframma plastico e la conseguente netta distinzione tra acquifero interno e falda esterna è stata realizzata una doppia cinta composta da 12 piezometri di monitoraggio, 6 interni e 6 esterni al diaframma stesso.
Le attività di campionamento effettuate sono state suddivise temporalmente in due distinte fasi in quanto nel giugno 2003 sono stati realizzati nuovi piezometri in sostituzione degli esistenti non più rispondenti alle caratteristiche indicate da ARPA Lazio per il Piano di Monitoraggio dell’intera area delle discariche di Borgo Montello.
Fase A: ottobre 2001 – giugno 2003 Fase B: giugno 2003 – oggi Dal monitoraggio effettuato negli anni emerge la netta disconnessione tra la qualità della falda interna e quella esterna.

Si riportano di seguito i risultati ottenuti dalle prove svolte dalla Geostudi sul diaframma plastico a partire dal 2001 per il controllo sistematico della permeabilità, del setto realizzato. L’acquisizione periodica della permeabilità del materiale è stata attuata mediante installazione, in epoca contestuale alla realizzazione, di punte “filtro metriche” appositamente predisposte. Le permeabilità dei diversi pannelli di cui è costituito il diaframma sono state misurate mediante prove di immissione a carico variabile tipo Lefranc sia in fori di sondaggio che all’interno di piezometri ad infissione. I piezometri utilizzati, di tipo estremamente robusto, sono costituiti da un cilindro di acciaio munito di un terminale conico per facilitarne l’infissione statica, di diametro esterno pari a 42 mm e lunghezza utile di 100 cm. L’anima è munita di fori di diametro pari a 18 mm con interasse 5 ed è ricoperta

L’infissione è stata effettuata seguendo le seguenti modalità :
Esecuzione di un preforo con aste da 36 mm munite di allargatori di cui il primo collocato ad un metro dalla punta per facilitare la successiva infissione del piezometro.
Infissione del piezometro fino alla profondità prestabilita. Così facendo i piezometri vengono infissi a pressione solo nel tratto terminale senza subire traumi durante l’attraversamento degli strati superiori. Nei piezometri è stato possibile ripetere le misure in giorni successivi alla posa in opera mediante immissione di acqua nella tubazione di collegamento con la superficie. L’attendibilità dei dati è stata confermata dalla buona confrontabilità dei risultati ottenuti con entrambe le modalità di preparazione delle prove.

 

i valori di permeabilità dei pannelli in opera, dotati di maturazione superiore a 60 giorni sono estremamente omogenei La permeabilità dello stesso pannello tende ad una graduale e progressiva diminuzione nel tempo.
Le prove di permeabilità citate sono state ripetute sistematicamente ogni anno fino ad oggi e hanno consentito di affermare che la permeabilità, dopo aver subito la diminuzione detta nel breve periodo, si è attestata man mano attorno a valori costanti, intorno all’ordine di 1x10e-8 m/s, per ciascun pannello.

Oltre alla realizzazione del diaframma plastico verticale Ecoambiente ha effettuato ulteriori interventi finalizzati alla bonifica dell’area:
ha provveduto anche ad asportare il percolato presente all’interno dell’ammasso dei rifiuti abbancati. Quanto raccolto (circa 12.000 tonnellate) è stato trattato in impianti di depurazione autorizzati. Tale operazione è stata effettuata sia usando i pozzi preesistenti sia realizzando un nuovo anello di pozzi trivellati, utilizzato per la captazione del percolato e per l’aspirazione del biogas; tale anello è stato ubicato sul “gradone” di servizio creato sull’allora piano sommitale degli invasi. Per consentire poi il recupero complessivo dell’area, è stato necessario rimuovere le strutture esistenti al di sopra degli abbancamenti in parte obsolete e fonti di potenziali impatti: sono state rimosse le vasche di stoccaggio del percolato presenti al di sopra dei bacini S1 e S3 e il vecchio impianto di trattamento del biogas. Infine, allo scopo di permettere una adeguata canalizzazione delle acque di ruscellamento superficiale ed al fine di incrementare la stabilità delle scarpate esistenti, è stato realizzato un rimodellamento morfologico degli argini.

Il nuovo invaso è impostato su aree a monte idraulica dei vecchi invasi di discarica, mai utilizzate precedentemente per l’abbancamento dei rifiuti, verrà realizzato interamente in scavo e prevede alla fine delle operazioni di abbancamento il ripristino morfologico dell’area e la restituzione delle attuali quote di piano campagna.
Il nuovo invaso da realizzare ha una estenzione di circa 50.000 m2 e consentirà di abbancare una volumetria pari a circa 400.000 m3. Il nuovo invaso accetterà le stesse tipologie di rifiuti prodotti dallo stesso bacino territoriale cui il precedente invaso era asservito, con la possibilità di accogliere i residui di lavorazione dell’impianto di trattamento dei rifiuti non pericolosi